La prima volta che l’ho visto in tv non volevo credere ai miei occhi. Ho arricciato il naso incredula e mi sono fatta una risatina. Ma poi ho continuato a seguire il suo programma, letteralmente ipnotizzata dalla miriade di appellativi (inventati di sana pianta) con cui Vaira e i suoi seguaci (perché non si può parlare di allievi nel suo caso) adorano pavoneggiarsi. “Zooantropologo cognitivista specializzato in disturbi comportamentali”, “consulente della relazione col cane”. Oppure “etologo esperto in educazione e terapia del recupero del cane”, “Dog coach” (per chi si sente più internazionale) e così via all’infinito. Caspita nemmeno uno psichiatra laureato ad Harvard ha tanti titoli. Ho voluto forzarmi a seguire qualche puntata del suo programma (una possibilità la si da sempre a tutti) perché volevo capire. Capire perché un tizio spuntato fuori dal nulla, in pantaloni e camicia, si autoproclama esperto in recuperi comportamentali del cane (per carità non un addestratore) con diploma “Think dog”, la SUA associazione (sempre per tornare ai titoli autogestiti che nulla hanno anche fare con l’Enci) e finisce dritto in tv. Su sky. E in tanti cominciano a seguirlo. Forse perché (in maniera molto furba) è stato presentato come l’anti-Cesar Milan, il quale nel frattempo era finito nel ciclone degli animalisti più agguerriti.
Incuriosita guardo la prima puntata del programma in cui Vaira propone ai proprietari di cani problematici di scambiare il proprio amico con un’altra famiglia per far si che nell’altra famiglia il cane possa dimenticare le istaurazioni negative e risolvere tutti i problemi. Vabbè. Seguo un po’ di casi e mi accorgo che tutti, dico tutti, i cani con cui lavorano questi signori sono tranquilli, docili e senza particolari problematiche. Maltesini un po’ nervosi, meticcetti leggermente esuberanti, ma anche cani di taglia più grossa che o dormono in piedi o al massimo mostrano qualche segno (lieve) di aggressività nei confronti di altri cani. Di casi difficili, ma anche mediamente difficili, neanche l’ombra. Il cane tira al guinzaglio? Che problema c’è, ci penso io (Vaira) metto una bella pettorina, un guinzaglio lungo tre metri e lo lascio libero di esplorare il territorio. Così non tira più. E’ vero, peccato che il Sig. Vaira non sappia che esiste una legge che vieta l’utilizzo di guinzagli più lunghi di 1,20 mt in città. Certo che se sto al parco posso lasciare più corda al mio amico, ma se cammino per strada questo non posso proprio farlo. E quindi il cane, se non addestrato con tecnica, continuerà a tirare. Ma poi i cani non sono mica tutti uguali. Posso andare in giro con un Rottwailer con la corda lunga tre metri? E se vede un altro cane e lo aggredisce? Una persona, un gatto? Bha… Ma continuiamo, infatti anche per questo il nostro dog coach esperto in dog training (in inglese fa più figo) ha una soluzione. Il mio cane è aggressivo con i suoi simili per strada? Facile, che ci vuole. Corda lunga, sacchetto con i biscottini e ogni volta in cui il mio cane pone l’attenzione su un possibile bersaglio, faccio un fischietto e gli do un biscotto. Così lui riporta l’attenzione su di me e lascia stare il nemico. Poi (questa mi ha fatto sbellicare) se devo passare vicino ad un altro cane, non ci arrivo dritto per dritto, ma eseguo un percorso a curve in modo tale da concentrare il mio amico sul tragitto e non sul suo bersaglio. Ok, questo andatelo a spiegare ai proprietari di molossi giganti e aggressivi, ma anche boxer o labrador maschi di carattere. Che quando partono verso un altro cane potresti mettergli davanti un pollo arrosto e nemmeno lo guarderebbero. Altro che percorso a curve. Anche li, scusate, ma si risolve solo con l’addestramento tecnico. Infatti nella puntata l’esempio era fatto con un meticcione che su una scala di aggressività sa 1 a 10 stava forse a 4. L’altro caso era un “pericolosissimo” maltesino, un po’ ringhioso con gli estranei. Soluzione? Un bel po’ di body-gym. Cioè? Ginnastica con il corpo. Vi sdraiate e con il premietto fate in modo che il cane vi salga sopra sulla pancia, o vi passi sotto le gambe etc.. per abituarsi al contatto. E così si abituerà a tutti. Certo. Infine l’ultima (dopodichè non ce l’ho più fatta a seguirlo) una Labradorina terribile (diceva lui, leggermente esuberante dico io) a cui il sig. Vaira in solo qualche lezione insegna il seduto con il resta (wow!!! I proprietari erano emozionatissimi dai progressi) e, attenzione attenzione, il terra. Ma come glielo ha insegnato? Semplice, non l’ha fatto. Aspettava che la cagnolina stanca si sdraiasse a terra e interveniva rapido con il clicker in mano (più veloce di un pistolero) a “catturare” il momento dando il comando del terra. Così ha capito no? E i riflessi condizionati di primo e secondo tipo (che sono alla base di ogni addestramento) li buttiamo nel secchio.
Poi un giorno così per caso, mi è capitato di vedere un video di una suo convention. Si dice convention è più international. Angelo Vaira come un saggio che dispensa conoscenza e chiede a tutti i suoi seguaci di spargere il suo verbo nel mondo (sul serio ha detto così “siate come gocce che si espandono in un oceano”) spiegava le sue teorie (se possiamo definirle tali) a un numeroso gruppo di persone che diligentemente prendeva appunti.
In conclusione io credo si tratti di un riuscitissimo esperimento di marketing. Riuscitissimo. Ma di cinofilia, signori miei, qui non c’è proprio niente. Tanto è vero che per curiosità sono andata a leggere il suo blog dove gli vengono chiesti consigli su come risolvere problemi di vario tipo e l’unica cosa che risponde è “rivolgersi a un esperto”, “frequentare le sue Puppy Class o Classi di socializzazione” oppure, ancora meglio, tergiversa con immense supercazzole e paroloni per non dire assolutamente niente. Evvai.