“Addestratore? No grazie allora non mi interessa, io cercavo un educatore!”. Ebbene sì. Questa è una delle tante risposte che ogni tanto ci tocca sentire al telefono, quando qualcuno chiama per chiedere informazioni sui corsi di addestramento. Già il fatto che si chiamino “di addestramento” dovrebbe aiutare a chiarire le idee, ma fa niente. Non polemizziamo. Comunque, a parte gli scherzi, credo che la questione vada affrontata seriamente. Una volta non esistevano quattordicimila modi per chiamare “quelli che si occupano di addestrareeducareistruire un cane”. Esistevano gli addestratori e basta. C’erano quelli bravi e quelli no. Punto. Poi, esattamente come è successo per il mestiere del cuoco che da quando è approdato in tv si chiama “Chef” o “Executive Chef” o “Sous-Chef”, adesso gli addestratori si chiamano “Educatori” o “Comportamentisti” o “Psicologi canini”. Fosse solo questo il problema, ci potremmo stare. In fondo è questione di moda. Ma il fatto è che adesso, complice molta cattiva informazione, il termine “addestratore” è diventato quasi una parolaccia. Da pronunciare anche sottovoce e con tono quasi di vergogna “E’ un addestratore? Uhh, mamma mia…”. Che scandalo. Perché essere addestratori oggi significa per forza assomigliare a dei bruti primitivi, violenti e aggressivi, che maltrattano i cani, prendendoli a calci nel sedere. Si proprio così. Mentre tutti gli educatori di questo mondo sono bravibuoniegentili. Permettetemi di dire che non è proprio così. Questa nuova moda mediatica che ha portato in tv tanti neo-educatori cinofili ha causato un proliferare irrefrenabile di esperti di comportamento canino. Ormai esiste un educatore per mezzo cane. Nel senso non che un cane viene tagliato a metà per essere educato, per carità, ma magari il lavoro di un cane se lo dividono due giovani educatori: i giorni pari uno, i dispari l’altro. In fondo tutti devono lavorare. E tutti oggi sono educatori. Corsi di tre mesi di teoria in strutture fioccate all’improvviso come funghi e via. Siamo esperti di educazione canina. “Educatore riconosciuto C.A.C o V.A.L. o A.R.P.”, bhaaa… Quando in pochi sanno che gli unici veri e ufficiali addestratori sono quelli riconosciuti dall’E.N.C.I. (Ente Nazionale Cinofilia Italiana).
La parola addestratore non è una parolaccia. Anzi. L’addestratore (quello bravo) è anche un istruttore. Insegna al cane e al padrone come comportarsi al meglio nella vita quotidiana. E di solito è anche una persona che nel mondo dei cani ci sta dentro da tanti anni. O se ha appena cominciato non si proclama educatore dopo tre mesi di corso. Ma sta sul campo per almeno un paio d’anni a lavorare con altri istruttori prima di affermare di capirci qualcosina. Va bene anche che ci siano gli educatori per carità. In questo mondo c’è posto per tutti. E se ci sono dei cagnolini che si possono educare a casa e che non creano troppi problemi, ben venga. Ma i cani non sono tutti uguali. Le situazioni non sono uguali. E l’universo cinofilo non si può comprendere in qualche mese di corso teorico. Per favore. Anche perché questi corsi costano un sacco di soldi e all’atto pratico non insegnano niente. L’esperienza, quella vera, si fa sul campo. E certi tipi di cani (non è presunzione ma esperienza) possono e devono prenderli in mano solo addestratori esperti. Fieri di farsi chiamare così. Perché, nonostante qualche esemplare di questa razza che ogni tanto ci mette il carico da dodici con comportamenti davvero poco etici per infangarne il nome e dare ragione, purtroppo, a chi ritiene tutti gli addestratori dei macellai, tanti altri sono, invece, grandi conoscitori di cani. Che lavorano bene, con coraggio (perché in molte circostanze ce ne vuole davvero tanto) rispetto ed esperienza.