Pilla: la randagia che sbucciava pinoli

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Avevo all’incirca sei anni quando una mattina, uscendo in auto con mia madre per andare a scuola, incontrammo una bellissima cagnona nera, tipo Pastore Tedesco, di fronte al nostro cancello. Pensammo si trattasse di un cane del cantiere vicino e che se ne sarebbe andato. Invece rimase lì tutta la mattina. Al mio rientro a casa era ancora lì, così chiesi ai miei di poterle portare un po’ da mangiare e dell’acqua. Tornai a casa e mi misi a studiare. La mattina dopo, uscimmo come sempre per andare a scuola e lei era ancora lì. Le portai acqua e cibo ma non la feci entrare perchè avevamo già tanti trovatelli con noi. Così provai a resistere alla tentazione. Tutto ciò andò avanti per almeno 5-6 giorni. Alla fine convinsi i miei e feci entrare la randagia nel nostro giardino. Con la promessa che sarebbe stata insieme a tutti gli altri trovatelli nella parte del nostro terreno che avevamo riservato loro. Un grande parco recintato con cucce coibentate, coperte, ripari, acque e cibo di prima qualità. La chiamai Pilla. Così la inserimmo nel branco e fece subito amicizia con tutti. Sopratutto con Rambo che divenne suo amico inseparabile. Passarono un paio d’anni e purtroppo Rambo, che era già vecchietto, morì. Pilla da quel momento non voleva più stare con gli altri e così ogni giorno con grande abilità scavalcava la recinzione e veniva a trovarci a casa. Noi pazientemente la riportavamo al suo recinto e lei puntualmente scavalcava e tornava su di nuovo. Così andò avanti per giorni. Finchè non cedemmo sconfitti e la lasciammo salire. Pensammo “va bene non vuoi più stare giù con gli altri? Ok resta pure libera in giardino basta che ti comporti bene!”. Ma a Pilla non bastava. Voleva salire ancora più di grado. Cominciò a scavalcare anche il cancelletto del nostro giardino privato per intrufolarsi proprio dentro casa. Rientrando la trovavamo nascosta sotto i letti o le scrivanie. Abbiamo resistito qualche giorno ma di fronte alla sua tenacia nel tentare e ritentare e ancora ritentare abbiamo capitolato. “Va bene Pilla hai vinto tu, diventerai un cane di casa”. Dovete sapere che Pilla aveva il terrore del temporale, e di qualsiasi altro rumore forte. Non una semplice paura. Terrore puro. Tanto da averci fatto prendere spesso grandi spaventi. Ricordo ancora quando in preda al panico per scappare si infilò in uno spazio microscopico fra due sbarre di ferro, rischiando di morire soffocata. Mio padre e i suoi assistenti dovettero in fretta e furia rompere le sbarre con il crik. Per fortuna la salvarono. Altre volte rimase incastrata mentre saltava reti e scavalcava cancelli con l’agilità di un gatto. Altre volte la trovavamo rifugiata in casa dopo che per nascondersi dal predatore (il temporale) si era ben impanata nella cacca.

Pilla fu il primo cane che provai ad addestrare imitando mio padre. Era dotata di un’infinita pazienza. Gli anni in strada le avevano insegnato la sopravvivenza. Così ogni tanto la vedevi prendere in bocca dei pinoli, schiacciarli, sputare la buccia dura e mangiare solo il frutto.

Pilla è morta a 16 anni. Dopo una lunga vita felice ed intensa. Un cane speciale, il “trovatello” a cui mi sento di dedicare questa rubrica.