Olimpia: un cane speciale

Nel 2003 avevamo in allevamento il nostro stallone Athos, un bellssimo maschio tigrato scuro e la nostra fattrice Ursula, esemplare splendido di femmina fulva con bianco. Entrambi avevano già una certa età e avevano dato alla luce negli anni cucc

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iolate bellissime. Così li avevamo messi in pensione a godersi la vita. Un giorno, però, Athos si accoppiò con Ursula senza che ce ne accorgessimo. E lei rimase incinta. Due mesi dopo partorì due cuccioline meravigliose che chiamammo Olimpia e Odette seconda (in ricordo quest’ultima della nostra prima Odette). Purtroppo Ursula non aveva latte e così dovemmo crescere le cucciole con il biberon. Odette non ebbe problemi e a due mesi la cedemmo ad una nostra vecchia cliente che aveva da poco perso la sua boxerina. La chiamò Joliè. Olimpia invece, era nata più debole. Non cresceva e diventò rachitica. Decidemmo di tenerla e di curarla al meglio. Diventò il mio cane. Ovunque andavo Olimpia veniva con me. I primi tempi sono stati i più difficili perchè non mangiava quasi niente e non riuscivamo a farla ingrassare. Poi con un po’ di pazienza ha cominciato a migliorare. E’ ingrassata e si è rimessa in forma. Nonostante i suoi problemi di salute, Olimpia aveva un carattere eccezionale. Intelligentissima e grintosa, metteva sempre in riga Havana e Ninja, le due Labrador che condividevano con lei la casa. Era il capo. Impazziva per la pallina, la pigna o qualsiasi tipo di legnetto. Tanto da restare ore fissata davanti a un mobile se per caso la pallina finiva dietro. Fino a che non gliela prendevi e lei rico

minciava a giocarci. Si divertiva a passare ore a sgranocchiare enormi pezzi di legno tanto da averli modellati come sculture. Olimpia, che in famiglia chiamavamo Lulla, mi accompagnava ovunque. Veniva alle gare di equitazione con me, al mare o in città. E si divertiva da morire. Una volta, da cucciola, ci fece prendere un grande spavento: per prendere un legnetto finito in un cespuglio, si agganciò con l’occhio allo spunzone di una rete. Quando i miei la videro rimasero pietrificati. Lei tirava per liberarsi, rischiando di strapparsi l’occhio. Con calma riuscirono per fortuna a liberarla. Con il passare del tempo migliorò anche la sua forma fisica. Mangiava di più e la sua ossatura si era rinforzata. Non potevo più portarla troppo in giro perchè era invecchiata ma il suo carattere era rimasto lo stesso. Così continuavamo a divertirci giocando nel nostro parco. Olimpia era anche famosa per le sue puzzette serali. Inimitabili. Dormiva in casa e le piaceva godersi il suo lettino comodo che le avevamo regalato. Olimpia aveva uno sguardo unico. Ci bastava guardarci per capirci al volo. A volte sembrava davvero un essere umano. Purtroppo una mattina rientrando dal maneggio, trovai i miei che mi aspettavano con una brutta notizia. Olimpia era morta. Così all’improvviso. Un attacco di cuore. Aveva 9 anni e mezzo. Ci avevo giocato come sempre tutte le mattine e poi ero uscita. Lei era rientrata in casa, si era sdraiata sul suo lettino e si era addormentata. Mio padre che stava chiacchierando con Aurelia, la signora che ci aiuta in casa, si è girato e si è accorto purtroppo che se n’era andata. In un soffio. Il dolore è stato immenso. Soprattutto perchè proprio non ce l’aspettavamo. Olimpia è stata davvero un cane speciale. E ci manca tantissimo. A tutti, ogni giorno.