Il lupo, la colomba e il destino dell’umanità

“Verrà il giorno in cui ognuna delle due parti in guerra avrà la possibilità di annientare completamente l’altra. Forse verrà il giorno in cui tutta l’umanità sarà divisa in due campi. Ci comporteremo allora come le colombe o come i lupi? Sarà la risposta a questa domanda a decidere del destino dell’umanità.”

Ora, al di la del sapore vagamente profetico di questa affermazione, che, si, ammettiamolo, mette un po’ d’ansia, io ho trovato questo pensiero davvero illuminante. Certo stiamo parlando di Konrad Lorenz, non il primo arrivato. Uno che di affermazioni importanti ne ha fatte un bel po’. E che di pensieri ne ha illuminati altrettanti, per fortuna. Così in un anonimo primo pomeriggio di Giugno stavo risfogliando le pagine de “L’anello di Re Salomone” sdraiata sotto un albero, quando questa frase ha deciso con prepotenza di colpire la mia attenzione. “Ci comporteremo allora come le colombe o i lupi?” Sono sicura che chiunque non conosca il contesto dal quale è stata presa questa frase e che sia abituato fin da piccolo all’immagine delle colombelle di disneyana memoria o al dolce cerbiattino Bambi, si precipiterebbe a rispondere “Come le colombe! Come le colombe!”. Il simbolo della pace. Mentre il lupo è quello sempre cattivo. Quello di Cappuccetto Rosso o di Pierino e il lupo. Eppure Lorenz si augurava che per il destino dell’umanità 8455333_due_colombe_bianche915noi tutti saremo stati in grado, quel giorno, di comportarci come i lupi. 

Già perché all’evoluzione, quella burlona, pare non sia mai molto importato di mantener fede alle apparenze. A Madre Natura, si sa, interessa solo la sopravvivenza della specie. Che tu sia colomba, tortora o lupo. Che tu sia il simbolo della purezza pacifica o della feroce bestialità. Ma se lei stessa ti ha dotato di armi fisiche estremamente potenti e di una struttura di istinti e impulsi più complessa, ti avrà altrettanto dotato di un fortissimo senso di inibizione sociale, in perfetto equilibrio con la tua natura di animale da preda. Ovvero, se nasci lupo, con denti affilati come lame, predatore temibile e affamato, grosso ed abile guerriero, devi per forza dall’altra possedere qualcosa che freni un po’ la tua aggressività. Altrimenti a causa delle downloadcontinue lotte intestine fra individui della stessa specie che combattono per imporre il proprio comando si arriverebbe prima o poi all’estinzione della stessa specie. Ecco perché il lupo non uccide il rivale che si arrende. Non infierisce mai sul vinto. Il sottomesso gira il collo e porge al più forte la giugulare. Il punto più fragile del suo corpo. Il lupo più forte sa dentro di se che non deve infierire. Basterebbe una singola dentata per dilaniare quel collo e far morire dissanguato il rivale sconfitto. Ma così facendo, con il ripetersi delle lotte, prima o poi non ci sarebbero più lupi. Sarebbe troppo facile uccidersi a vicenda e questo Madre Naura non può proprio permetterlo. Ed ecco che ha inventato le inibizioni sociali, quelle che si ergono a salvaguardia della specie. Un freno agli impulsi più forti, uno strumento di controllo sempre attento a bilanciare quei fatali altri strumenti di cui sonon dotati gli animali più feroci. Più le armi fisiche crescono, più i denti si affilano, più le zanne diventano potenti, più aumentano le inibizioni sociali e i gesti innati di cavalleresca memoria.

E le colombe invece? Sono animali miti. E come tali non abituatiettCSH6 a combattere fin da piccoli contro il demone dell’aggressività che alberga dentro il loro stesso animo. Sono animali dotati di impulsi e istinti più semplici. Sono provvisti di “armi” molto meno letali. A parte un delizioso beccuccio con cui punzecchiare il nemico, non hanno altro. Ecco perché a Madre Natura deve essere sfuggito (d’altronde non può sempre pensare a tutto lei) di dotare questi pecifici animali di sufficienti inibizioni sociali. O forse non gli è sfuggito, semplicemente sapeva che non gli sarebbero servite poi così tanto. Sicuramente non come ai lupi. Così la colomba o la tortora vive fin da piccola senza la necessità di imparare a controllare i propri impulsi e trascorre la sua vita in pace con se stessa. Ma se malauguratamente questa colomba si trova in una situazione di forte stress, senza via di fuga, in gabbia o vittima di un forte spavento, questa stessa colomba, totalmente priva di freni e inibizioni sociali, sarà totalmente incapace di dominare i Lupipropri impulsi. E, per esempio, chiusa in gabbia, senza via di fuga, vicina ad un rivale sarebbe capace di ucciderlo brutalmente e di infierire su di esso anche dopo la morte fino quasi a ridurlo in poltiglia. Come se niente fosse. Spaventoso vero?

Il lupo risparmia il nemico che si arrende mentre la colomba si accanisce su di lui con ferocia inaudita. Come è possibile? La risposta è tutta qui: quanto più si dispone di armi fisiche letali, tanto più saremo dotati di un forte senso di inibizione sociale che ci impedisce di nuocere alla nostra stessa specie. Quanto più mancano queste “armi”, tanto meno avremo a nostra disposizione questi famosi freni inibitori e, in quelle molto meno rare occasioni di lotta intestina, mostreremo una inaspettata ferocia.

E l’uomo? Il problema dell’essere umano, spiega Lorenz, è che con l’evoluzione dell’intelletto ha fatto si che le sue “armi” da fisiche si lipu_asti_03trasformassero in “esterne al corpo”. Niente più zanne o unghie affilate, ma fucili e carrarmati. E il rischio è che le inibizioni sociali, figlie di Madre Natura, non riescano a tenere il passo con l’evoluzione tutta esterna delle armi letali di cui si dota l’uomo.  Che può sparare da lontano, evitando il corpo a corpo e la vista del nemico sottomesso che china il collo quasi a voler dire “se vuoi tagliami la testa”. Gesto che per i cavalieri medievali significava l’obbligo morale di risparmiare il nemico e dal quale è rimasto il rituale dell’inchino di cortesia che si fa tutt’oggi.

Quando arriverà quel giorno allora, noi uomini evoluti, saremo ancora in grado di comportarci come i lupi? O saremo invece diventati colombe?

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